mercoledì 7 settembre 2011

La caduta dell'ottavo re di Roma

Lo scorso 10 giugno Walter Sabatini, nel corso della sua prima conferenza stampa da direttore sportivo della Roma, dichiarò: «La squadra sarà modellata attorno a Totti. Il capitano è intramontabile, è come la luce sui tetti della città. La luce persiste, va avanti, dilaga». Frasi inequivocabili, che lasciavano pensare che anche la nuova dirigenza considerasse il capitano giallorosso l'unico giocatore davvero insostituibile.
E invece a distanza di meno di tre mesi, tutto è cambiato. Sono bastate due partite con il modesto Slovan Bratislava a far saltare il tappo. Luis Enrique lo ha escluso dalla partita d'andata e lo ha sostituito nella partita di ritorno, scatenando la rabbia e i musi lunghi del capitano. La sconfitta in Slovacchia, il pareggio a Roma e la conseguente eliminazione dall'Europa League hanno fatto il resto, innescando il putiferio. La città, inutile dirlo, si è schierata con il proprio beniamino e contro l'allenatore. E così, già a fine agosto, prima dell'inizio del campionato, la situazione è diventata rovente. Forse un record. Tanto che qualche giorno fa lo stesso Sabatini ha convocato una conferenza stampa a Trigoria per calmare le acque in vista dell'inizio del campionato e per far capire da che parte stesse la società in questa vicenda: «Nel calcio moderno non possono esserci giocatori intoccabili. So perfettamente che per un giocatore come Totti non giocare o essere sostituito è un grande sacrificio, ma a questo punto della sua vita sportiva ci aspetta qualcosa di più, qualcosa di speciale. E deve essere lui ha condurre questa vicenda, deve fare in modo che Luis Enrique possa esprimere le sue grandi qualità».
Da quando Rossella Sensi ha venduto la società agli americani, alla Roma sono cambiate molte cose. Tutti sanno quanto la Sensi fosse personalmente legata a Francesco Totti e ai senatori della squadra. Un legame sincero, conseguenza di quasi vent'anni vissuti insieme alla Roma, di tante battaglie e di tanti ricordi comuni. Nel 2009, quando Totti aveva già 33 anni, la società gli offrì un rinnovo di quattro anni (fino al 2014) a oltre 4 milioni netti a stagione. Cifre folli e fuori mercato per un giocatore che alla scadenza del contratto avrà 38 anni. Numeri che si possono spiegare solo in relazione al fortissimo legame che c'è tra Totti e la città di Roma e tra Totti e la famiglia Sensi.
Ma con l'arrivo degli americani il capitano giallorosso è tornato ad essere un semplice giocatore di calcio. Un semplice dipendente insomma, come tutti gli altri. Deve essere stato un bello shock per uno che si considerava e si considera, parole sue, l'ottavo re di Roma. In effetti dal 1993, da quando ha esordito in Serie A, Totti non è mai stato messo in discussione. In quasi vent'anni solo Ranieri, l'anno scorso, ha timidamente provato a fargli capire che non poteva più giocarle tutte. E proprio questo fu uno dei motivi principali che portarono al suo esonero. Ma adesso gli americani e la nuova società sembrano decisi ad appoggiare l'allenatore e le sue scelte, anche quelle impopolari come tenere in panchina Totti.
Il quale per il momento se ne sta imbronciato sull'ottavo colle di Roma e non si degna di rispondere a nessuno. A dire la sua per chiarire la situazione non ci pensa neanche. Forse alla fine il muso gli passerà, forse finirà per accettare che il tempo passa per tutti. Forse capirà che può essere ancora decisivo non giocandole tutte. Forse. Intanto se ne sta zitto, sperando magari che la città si ribelli agli invasori americani, salvando il suo trono. Come ha scritto Sport.esGuerra en la ciudad eterna.

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