lunedì 26 marzo 2012

E ora? #1

Se ne è stato lì, silenzioso, nel pieno della partita, guardandosela dalla panchina. Gli sono piovute addosso critiche, ma del resto, è così da una vita. Lui zitto, abbassa la testa e aspetta il suo momento, probabilmente come faceva da bambino nei campetti di calcio. Si ritaglia uno spazio, quasi non lo si nota, "tanto ormai è finito", dicono. Mentre chi crede in lui ci spera, perché a sperare lo impari solo da quei giocatori scomodi, dati troppe volte per finiti. Entra. Segna. Gli avvoltoi si dileguano di nuovo, o peggio ancora si mimetizzano. E ora li senti, lo elogiano per il giocatore che è. Ma tra una settimana si saranno già dimenticati di questo gol, e avranno dimenticato anche tutti gli altri. E tu, zitto come sempre, sarai pronto a far sentire ancora, anche solo per un attimo, la gioia di un gol. Non a loro, ma a chi, come me, ha visto qualcosa di bello in te, Alessandro Del Piero.

martedì 20 marzo 2012

Finale!

La Juve non muore mai. Questo giocatore non muore mai. Il 20 maggio giocheremo di nuovo una finale dopo tanto tempo. Siamo tornati sulla strada giusta. Grandi ragazzi!

Dietro la semifinale

Solo chi ha vissuto in prima linea l'estate 2006 e ciò che è venuto dopo può capire perché noi juventini diamo tanto valore a questa semifinale. Qualcuno potrà pensare che siamo caduti in basso ed è libero di crederlo. Forse qualcuno ci compatirà se diciamo che seguiremo questo Juventus-Milan come se fosse una semifinale di Champions League. Ma onestamente non ci importa molto di questo.
Nessuno di noi si è dimenticato le grandi notti di Champions, e non ci siamo dimenticati che la Coppa Italia è il trofeo meno prestigioso. Ma soprattutto, non ci siamo dimenticati cos'è la Juventus. Se non avete vissuto gli ultimi sei anni dalla nostra prospettiva, difficilmente potrete capire perché assegniamo un valore così alto a questa partita. E' un valore simbolico più che materiale, perché questa è la partita del riscatto, dopo anni passati in un inferno sportivo nel quale siamo stati brutalmente cacciati senza spiegazioni degne di questo nome. Ci giocheremo dopo molto tempo l'accesso a una finale e solo questo è un motivo di grande orgoglio. Questa sfida dà un senso e una nuova spinta al percorso di ricostruzione che con grande difficoltà la Juventus ha finalmente intrapreso. Indipendentemente da come finirà la semifinale, siamo sulla strada giusta. Questa sfida è lì  dimostrarlo.
Giocherà Del Piero dal primo minuto, in quella che potrebbe essere la sua ultima grande notte con la maglia bianconera. Lui che ha vissuto in prima persona il 2006 e tutto l'umiliante periodo successivo. Lui che è il capitano, la storia, e per qualche settimana ancora, il presente della Juventus. Lui, Pinturicchio. Basterebbe questo per spiegare Juventus-Milan di questa sera. Non una semplice semifinale di Coppa Italia. Una partita speciale.

sabato 10 marzo 2012

L'ultima lezione di Del Piero

Estratto da un’intervista ad Alessandro Del Piero, pubblicata sulla Gazzetta dello Sport del 29 ottobre 2010:
La maglia numero 10 della Juve deve essere indossata, non ritirata. È bello che tutti i bambini possano sognare di giocare con una maglia che in 113 anni è stata vestita da grandissimi campioni. La Juve c'è stata, c'è e ci sarà a prescindere da Alessandro Del Piero.

In certi momenti è giusto continuare a crederci, ma in altri è meglio guardare in faccia la realtà. Penso che oggi sia giusto guardare le cose come stanno, senza girarci tanto attorno. La storia tra Del Piero e la Juventus finirà tra poco più di due mesi. Nel calcio molte cose possono cambiare in tempi molto piccoli, quindi è bene avere poche certezze, ma arrivati a questo punto solo un clamoroso colpo di scena potrebbe portare a un prolungamento del contratto. Il primo vero momento di difficoltà della stagione è arrivato, la Juventus non perde ma neanche vince. Pareggia. Cinque pareggi e due vittorie nel girone di ritorno. 11 punti in 7 partite. Non una crisi, ma un calo sì. Molto naturale, peraltro. Ero convinto che questa flessione sarebbe arrivata. Ed ero convinto che alle prime difficoltà la Juventus sarebbe tornata ad affidarsi al suo capitano. Evidentemente mi sbagliavo. Conte non lo vedeva prima e non lo vede neanche ora. Cambiano i momenti ma non cambiano le scelte di Conte.
Si sente spesso dire che Del Piero lascerà la Juventus a fine stagione, ma sarebbe più corretto dire che la Juventus lascerà Del Piero. Per certi versi questo momento mi ricorda quello del post infortunio del 1998. Tutti che aspettavano il ritorno di Pinturicchio e lui che si fece attendere a lungo, tanto da meritarsi il nuovo soprannome dell'Avvocato, Godot. Anche oggi molti tifosi fedeli lo aspettano, o meglio, aspettano che Conte lo faccia alzare da quella maledetta panchina e lo butti in campo. Magari per qualcosa in più dei dieci minuti finali. Ma stavolta l'attesa rischia di diventare inutile. L'unica valvola di sfogo che Conte sembra aver concesso a Del Piero è la Coppa Italia.
Le continue esclusioni non gli hanno comunque fatto perdere la testa, come è successo e succede spesso a molti altri campioni. Sta vivendo la stagione ai margini del campo, ma non ai margini della squadra. Il modo in cui ha rispettato la panchina è l'insegnamento più bello che lascia nella sua ultima stagione bianconera. La situazione evidentemente gli pesa moltissimo, perché è dal 2006 che il suo chiodo fisso è quello di tornare a vincere con la Juventus. E adesso che finalmente la squadra è tornata competitiva deve stare a guardare. Fino a pochi mesi fa dicevano che Del Piero era ormai un peso per la Juventus perché non accettava la panchina. E' troppo ingombrante - dicevano. Ora si dovranno rimangiare anche quest'ultima cattiveria. Se ne va da grande signore, lasciando dietro di sé un vuoto enorme e un'ultima grande lezione.