Dopo la stagione dello storico triplete e dopo il mini triplete dell’anno scorso, per l’Inter si profila un periodo di vacche magre. I segnali di un crollo verticale della società nerazzurra, in termini di prestazioni e di risultati sportivi, ci sono e sono forti. L’addio di Leonardo ha palesato ancora una volta la fragilità e l’intrinseca debolezza della società nerazzurra. Forse il lavoro fantastico di José Mourinho aveva fatto illudere qualcuno che la società interista nel suo complesso avesse acquisito quella capacità operativa e quella competenza che per anni non aveva avuto. Ma chi osserva il calcio con occhio critico sa benissimo che le chiavi dei recenti successi nerazzurri sono fondamentalmente due, e non sono da ricercare in una nuova vitalità della società di Moratti. Le chiavi sono calciopoli e Mourinho. Calciopoli (mi correggo: farsopoli, clicca qui per leggere post su farsopoli) ha sconvolto gli equilibri del campionato italiano, sia perché la Juventus fu mandata in serie B, sia perché alcuni campioni della Vecchia Signora furono venduti proprio all’Inter nell’estate 2006, per l’incapacità del nuovo dg bianconero J.C. Blanc: mi riferisco a Patrick Vieira e a un certo Zlatan Ibrahimovic. Quest’ultimo in particolare ha fatto fare un salto qualitativo e di mentalità a tutto l’ambiente, trascinandolo alla conquista di tre scudetti consecutivi. Ho già avuto modo di dire nel precedente post (clicca qui per leggerlo) quanto Ibra sappia essere decisivo nel nostro campionato, probabilmente come nessun altro. L’altra chiave dei recenti successi nerazzurri è José Mourinho, lo Special One, capace in due anni di tirare fuori il meglio del meglio dagli uomini che aveva a disposizione e di vincere quella Champions che mancava all’Inter da 45 anni. Con l’addio di José da Setùbal l’Inter ha iniziato un declino dal quale difficilmente uscirà in tempi rapidi, almeno fino a quando continuerà a vivere nel ricordo del vecchio splendore e dell’allenatore portoghese. L’anno scorso il mini triplete ha salvato la stagione, ma quest’anno sarà molto più dura, perché non c’è un Mondiale per club da giocare, non c’è nessuna Supercoppa europea da alzare, e il primo obiettivo, la Supercoppa italiana, è già svanito a Pechino. E poi ad agosto inoltrato il mercato non ha ancora dato le sue risposte: Sneijder ed Eto’o probabilmente partiranno e non si sa ancora da chi verranno sostituiti. La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che tra il dt Marco Branca e il presidente Massimo Moratti è sceso il gelo: tra i due infatti ci sarebbero state delle incomprensioni su come condurre il mercato e quindi su come costruire la rosa. Non proprio un gruppo unito insomma. In tutto questo c’è un allenatore, Gasperini, arrivato come quinta o sesta scelta, dopo Bielsa, Villas Boas, Capello, Hiddink e forse anche Mihajlović. Non proprio l’ideale, considerando che Gasp, non avendo mai allenato un Top club, avrebbe bisogno di un forte appoggio della società. Se prendi un allenatore giovane o con poca esperienza ad altissimi livelli, ti devi anche mettere in testa di tutelarlo, soprattutto nei momenti difficili. Ma sono pronto a scommettere che alle prime difficoltà Moratti alzerà il telefono e inizierà a cercare il successore di Gasp. All’Inter funziona così.
L’Inter ha costruito i suoi recenti successi sulle rovine della Juventus, ma adesso gli effetti benefici di farsopoli sulla società nerazzurra stanno pian piano svanendo. Si sta aprendo un periodo molto difficile per la creatura di Moratti.
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