lunedì 15 agosto 2011

Caro Jaki, non tutti hanno la memoria corta

"Spero che prima o poi vada in vacanza così si rilassa". E' questa la scialba battuta con cui Massimo Moratti, qualche giorno fa, aveva replicato al presidente della Juventus, Andrea Agnelli, che qualche ora prima in una conferenza stampa aveva annunciato la decisione di ricorrere alla giustizia ordinaria per tornare in possesso del titolo vinto sul campo nel 2006 e passato ai nerazzurri in seguito alle indagini su Calciopoli.
Ci ha pensato John Elkann, in occasione della tradizionale amichevole tra Prima squadra e Primavera a Villar Perosa, a replicare alla battuta del presidente nerazzurro. Queste le parole dell'azionista di maggioranza della Juventus: "La Juve è sempre stata molto coerente nel chiedere parità di trattamento, senza entrare nel merito delle decisioni. Noto disagio e consigli da parte di altri e questo fa supporre che qualcosa da nascondere c'è. I consigli di una persona di una certa età vanno ascoltati, ma le vacanze della Juventus sono prescritte". Tralasciando la battuta finale con cui John ha liquidato i consigli di Moratti, mi voglio soffermare sulla prima parte delle sue dichiarazioni. Ormai si era capito che, da qualche tempo, il giovane Elkann aveva cambiato drasticamente linea e atteggiamento su Calciopoli, ma che arrivasse a tanto non era prevedibile. Quando dice che "La Juve è sempre stata molto coerente nel chiedere parità di trattamento", si dimentica, o forse fa finta di dimenticare, come andarono le cose nel 2006. Al tempo John fece meno che nulla per difendere la Juventus e le conseguenze del suo atteggiamento sono ancora oggi visibili. Se la Juventus nel 2006 si fosse difesa, o almeno avesse provato a farlo, probabilmente la condanna non sarebbe stata così dura. Elkann non ha mai fatto niente per ottenere quella parità di trattamento che oggi la Juventus, grazie ad Andrea Agnelli e alla forte pressione dei tifosi, rivendica ad alta voce in tutte le sedi opportune.

Ma per chi avesse dimenticato, torniamo al 2006. Per ricordare come andarono le cose.
Domenica 7 Maggio 2006, si giocava Juventus-Palermo, la prima partita dopo la pubblicazione delle intercettazioni. Al termine della partita, finita 2-1 per la Juve, Elkann dichiarò: "La nostra solidarietà va ad allenatore e giocatori". Con questa semplice battuta Jaki scaricò di fatto Moggi e Giraudo, che tanti successi avevano portato alla Juventus, senza mai chiedere soldi alla famiglia e tenendo sempre i bilanci societari in perfetto ordine. Moggi qualche tempo fa ha rivelato un altro particolare significativo, che certo non depone a favore di John: "In quei giorni nessuno mi ha chiamato e non soltanto per starmi vicino, ma neppure per chiedermi spiegazioni. Per avere la mia versione dei fatti. Credo che sarebbe stato naturale. Anche a un bambino che sbaglia, prima della punizione si chiede una giustificazione. A Moggi no. Punito. Condannato. Ripudiato. Cancellato". Come dargli torto?
Ma la cosa sicuramente più clamorosa in tutto questo è che nel luglio 2006, al Processo sportivo, il legale della Juventus, Cesare Zaccone - per sua stessa ammissione non esperto di diritto sportivo - offrì di patteggiare la pena, chiedendo la retrocessione in serie B con penalizzazione. Una cosa mai vista: la difesa che chiede la pena che poi le verrà puntualmente inflitta dall'accusa! Comico, se non fosse tragico.
C'è senza dubbio qualcosa di strano e oscuro nell'atteggiamento rinunciatario e nella mancata difesa della Juventus da parte della proprietà bianconera. Perché John Elkann rinunciò a difendere la società di cui era ed è il maggior azionista? Perché rinunciò persino al ricorso al Tar, che era nei diritti della Juventus nel 2006? Altra cosa molto strana: Elkann promise a J.C. Blanc il posto di AD (Amministratore delegato) ben prima di Calciopoli, come ha confermato lo stesso Blanc in un'intervista a "Le Monde". Come faceva Jaki a sapere che il posto di AD, che fino a quel momento era stato ricoperto in modo egregio da Giraudo, si sarebbe liberato poco tempo dopo per via di Calciopoli? Intorno alla figura di John Elkann rimangono ancora oggi molte ombre.
E' soltanto nell'aprile 2010, alla luce delle nuove intercettazioni venute fuori al processo di Napoli grazie al lavoro minuzioso dei legali di Moggi - intercettazioni che dimostravano l'esistenza di una fitta rete di contatti tra esponenti dell'Inter e tesserati del mondo arbitrale - che John Elkann, rinnegando spudoratamente tutte le proprie precedenti azioni, tramite un comunicato sul sito ufficiale della Juventus, cambiò radicalmente la propria posizione su Calciopoli: "Nel pieno rispetto delle attività riguardanti processi in corso, la Juventus valuterà attentamente con i suoi legali l’eventuale rilevanza di nuove prove introdotte nel procedimento in atto a Napoli al fine di garantire, in ogni sede sportiva e non, e come sempre ha fatto, la più accurata tutela della sua storia e dei suoi tifosi. La Juventus confida che le istituzioni e gli organi di giustizia sapranno assicurare parità di trattamento per tutti, come d’altronde la società e i suoi difensori richiesero nel corso del processo sportivo del 2006". Un cambio di linea improvviso e totale, una mossa ispirata al più bieco opportunismo e cinismo.
A questo comunicato rispose, dalle colonne di Libero, Luciano Moggi. Una lettera da leggere attentamente. Eccola:

Carissimo Elkann,

trovo francamente sorprendente leggere dalle colonne del Corriere della Sera del suo risentimento nei confronti di chi ha tacciato la Juventus, da lei condotta a senso unico durante Calciopoli, di essere stata parte attiva nel formulare ed accettare la propria condanna.
Vede Elkann, quando si è dalla parte della verità e quando si ha la responsabilità di una onesta storia centenaria e della dignità di quindici milioni di tifosi che nella Juventus si sono immedesimati e delle sue vittorie hanno gioito insieme alle proprie famiglie, allora si ha l’obbligo morale di affrontare le ingiustizie e le falsità, con coraggio e sacrificio, come la storia personale e professionale di chi Le scrive testimonia.
Le ricordo che prima ancora dell’inizio del processo sportivo, Lei, probabilmente non troppo sorpreso per quanto stava accadendo e già proiettato verso il glorioso futuro sportivo che attualmente rallegra i tifosi bianconeri, considerando i recenti successi nazionali ed internazionali che la nuova dirigenza ha saputo collezionare, aveva già deciso di abbandonare me e Giraudo al nostro destino, rinunciando a difendersi ed anzi, cosa ancor più grave, dando mandato al suo difensore di accettare supinamente qualsiasi decisione.
Tuttavia i suoi istinti suicidi non si erano ancora placati se è vero, com’è vero, che all’indomani della presentazione del ricorso al Tar, nel settembre del 2006, per l’annullamento delle sentenze sportive e per la sospensione dell’inizio del campionato in attesa di un processo più giusto ed equo, Lei decideva che quel ricorso andasse ritirato e che le decisioni della Federazione non andassero contestate ma servilmente accettate, con pubblici ringraziamenti di Blatter a Montezemolo!
Durante il secondo filone di indagine, quello cioè delle presunte Sim estere denominato Calciopoli 2, la Juventus, in quell’occasione assistita da Franzo Grande Stevens, piuttosto che difendersi, come ho efficacemente fatto io, ha preferito patteggiare e pagare 300 mila euro!
Nemmeno una mente fervida ed imprevedibile come quella di Alfred Hitchcock avrebbe mai immaginato che la vittima di una macchinazione potesse diventare con un colpo di teatro a sua volta colpevole... E invece lei c’è riuscito, al processo di Torino.
In quella comica (se non fosse tragica...) vicenda, la Juventus da Lei condotta, non si è solo limitata a non difendere sé stessa ed i dirigenti che l’hanno onestamente servita per 13 anni di successi e vittorie “a costo zero” - come direbbero i suoi esperti di marketing nella fase di lancio di una nuova vettura - ma addirittura ha accusato me e Giraudo e Bettega (perché no?) di comportamenti illeciti in ambito economico-gestionale, poi puntualmente smentita da un attento esame da parte del giudice. Si ricordi che quell’assoluzione vale per Lei come una condanna. Leggo che in un comunicato ufficiale la Società Juventus «confida che le istituzioni e gli organi di giustizia sapranno assicurare parità di trattamento per tutti, come d’altronde la società e i suoi difensori richiesero nel corso del processo sportivo del 2006» (!!!).
Lei Elkann, con questo suo inaspettato e tardivo ravvedimento, mi ricorda l’Innominato dei Promessi Sposi, che dopo una notte di travaglio morale ed esistenziale decide di convertirsi e di dare una svolta positiva alla sua vita.
Certo verrebbe da chiedersi dove sia stato e cosa abbia fatto e letto in questi lunghi quattro anni, per accorgersi solo adesso che la Juventus, quella sana e vincente della triade, è stata vilipesa e mortificata ingiustamente, oltreché accusata da prove parziali e contraddittorie.
Mi domando, inoltre, che cosa voglia intendere quando parla di «parità di trattamento che la difesa della Società avrebbe chiesto durante il processo sportivo». Non certamente l’aver proposto ed ottenuto la retrocessione, la revoca di scudetti vinti onestamente sul campo, la svendita di una rosa di giocatori di livello mondiale ed il rafforzamento dell’Inter a costi promozionali!
A pensar male si fa peccato, ma spesso si individua la verità e chissà se dietro questo suo ravvedimento non ci sia il tentativo di sviare l’attenzione dai disastri sportivi che la Sua illuminata gestione ha saputo regalare ai tifosi. Vuoi vedere che quel diavolo di Moggi sta tornando di nuovo utile a Lei e alla Juve dopo anni di battaglie giudiziarie e sofferenze solitarie?

E' una lettera chiara e onesta, di un uomo ferito, che aveva dato tutto se stesso alla Juventus e che nel momento più difficile si è trovato solo, scaricato da tutti ma soprattutto da quella proprietà a cui tanti trofei aveva fatto vincere, senza chiedergli una lira. Quella di Moggi non è un'analisi oscurata dal rancore, è una diagnosi lucida, che descrive in modo impeccabile come sono andate le cose. Cambiato il vento, John si è adeguato e ha ribaltato la propria strategia, allineandosi di fatto sulla linea scelta e portata strenuamente avanti, stavolta sì fin da subito, da Luciano Moggi. Beninteso, non c'è niente di male nel cambiare il proprio punto di vista, anzi può essere un segno di intelligenza e di umiltà. Ma negare di aver avuto una visione differente delle cose e di avere agito in passato secondo quella visione, beh questo è puro opportunismo. Caro Jaki, non tutti hanno la memoria corta.

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