domenica 5 giugno 2011

Un gioco di centimetri

6-4 7-6. Finisce così l'avventura di Francesca Schiavone al Roland Garros 2011. Francesca ha disputato un altro grande torneo e bisogna assolutamente farle i complimenti. Arrivare da campionessa uscente del torneo e riuscire a raggiungere di nuovo la finale è una cosa che può riuscire solo a chi ha grandi capacità tecniche e fisiche, ma soprattutto mentali. Stavolta Francesca arrivava al Roland Garros col peso di difendere il titolo e ha sfiorato di nuovo l'impresa. In una fase in cui il tennis femminile è senza padroni (mancano le Williams e non sembra al momento esserci un ricambio generazionale), la Schiavone ha saputo trovare la sua migliore espressione di tennis. Tanto di cappello.

Ma andiamo ad analizzare il match, la finale contro la cinese Li Na.

Questo il momento forse decisivo del match

Siamo nel secondo set, Francesca ha perso il primo ed è in vantaggio nel secondo 6-5, 40-40 con la cinese al servizio. Punto importantissimo. La cinese spedisce un rovescio incrociato nel corridoio, ma il giudice di sedia (la signora Louise Engzell) vede la palla in campo e dà il punto a Li Na. Sarebbe stato set point per la Schiavone, invece diventa palla game per la cinese, che realizza il punto successivo. Si va quindi al tie-break, che è davvero senza storia: 7 punti a 0 per la cinese che conquista il torneo.
Non mi piace l'abitudine tutta italiana di aggrapparsi agli episodi e non voglio farlo. Però quella chiamata sbagliata, in quel momento della partita, su quel punteggio, è pesata. Eccome se è pesata. E' pesata non solo per il punto in sé, ma anche perché è stata una botta alla quale Francesca non ha saputo reagire di testa. Dopo quella chiamata la Schiavone non ha fatto più un solo punto. C'è stato un parziale di 8 punti a 0 che ha decretato Li Na la prima cinese a vincere un torneo del Grand Slam. Per correttezza devo dire che la cinese è stata impressionante, soprattutto nell'approccio alla sua prima finale dello Slam. Nessuna esitazione, grande freddezza e grande tennis. Peccato solo per quel punto che non era suo. Il tennis, lo sport, la vita, come disse Al Pacino in Ogni maledetta domenica, sono un gioco di centimetri.

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