Ciao a tutti ragazzi! Questo è il primo blog che apro e questo è il primo post che pubblico. Sono molto contento di scriverlo.
Allora, inizio subito col dire che in questo blog parlerò soprattutto di sport, la mia grande passione. Ma non solo, parlerò anche di altre cose. Mi piace seguire l'attualità, vivere nel presente e informarmi su quello che succede; quindi, se ci saranno cose al di là dello sport che mi colpiscono e che mi fanno pensare, le condividerò con voi.
In questo mio primo post vorrei spiegare perché ho deciso di chiamare il mio blog aspettandogodot10. Aspettando Godot è una famosa opera teatrale di Samuel Beckett, scrittore e drammaturgo irlandese, scritta alla fine degli anni Quaranta e rappresentata per la prima volta a Parigi nel 1953. Il personaggio chiave dell'opera è proprio un certo signor Godot, che si fa attendere per tutta l'opera e che alla fine non entra mai in scena. Il dramma è tutto giocato sull'attesa, un'attesa continua e senza fine, un'attesa che si esaurisce in se stessa. Il tanto atteso Godot non arriverà mai.
Ecco, voi vi chiederete cosa c'entra tutto questo con il blog. C'entra per tanti motivi. Mi sono sempre piaciute le storie, quelle belle, cariche di significato, quelle che vorresti vivere e verso le quali si prova tanta ammirazione. Queste storie spesso si trovano anche nello sport, e sono storie bellissime. Ve ne racconto una.
Un giorno, era il 24 agosto del 2000, Gianni Agnelli, allora presidente della Juventus, di fronte alla solita schiera di giornalisti in attesa di catturare qualche sua parola, si divertì a creare un nuovo soprannome per un suo giocatore. L'Avvocato aveva l'abitudine di caratterizzare i propri giocatori con dei nomignoli o delle espressioni molto particolari, che diventavano poi dei veri e propri marchi di fabbrica impressi per sempre su quel giocatore . Di Zibì Boniek disse che era il bello di notte, di Aldo Serena disse che era bravo dalla cintola in su, di Michel Platini disse lo abbiamo comprato per un tozzo di pane e lui ci ha messo sopra il foie gras, definì Roberto Baggio coniglio bagnato. Ma quel giorno l'Avvocato trovò un soprannome diverso. Disse: "Se dovessi dare un soprannome adesso a Del Piero lo chiamerei Godot, e voi sapete bene il perché". Il perché in effetti era molto chiaro. Dopo il 1998, dopo quel terribile infortunio al ginocchio sinistro dell'8 novembre 1998, Del Piero faticò non poco a ritrovare il vecchio smalto. Il punto più basso lo toccò agli europei del 2000, nella finale contro la Francia, dove sbagliò due gol davanti a Barthez e fu additato da tutti come il principale responsabile della sconfitta azzurra. Pinturicchio, come lo aveva definito lo stesso Gianni Agnelli qualche anno prima per le sue prodezze, adesso era diventato Godot, quello che si fa attendere e che non entra mai in scena, o per lo meno non entra mai in scena da protagonista. Raccontata così la storia non ha niente di speciale, anzi. Ma se portiamo avanti il tempo di dieci anni (quasi undici ormai) rispetto a quel 24 agosto 2000, allora la storia diventa bellissima. E' la storia di un ragazzo che nel momento più basso ritrova se stesso e si rilancia, si rilancia da grandissimo campione, nonostante tutte le critiche e tutti gli attacchi. Dopo tanti anni Del Piero è sempre alla Juventus, capitano, leader, bandiera, detentore di tutti i record pricipali di una delle società di calcio più prestigiose al mondo.
E' una bella storia, una storia di sport e una storia di vita. E' la storia di Godot.
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