domenica 9 ottobre 2011

Chi porta la borraccia

Tutte le grandi squadre hanno almeno un grande campione. Un giocatore capace di cambiare la partita, il corso dell'evento da solo. Si parla e si discute sempre molto di questi giocatori: la stampa, le televisioni e in generale l'attenzione mediatica è quasi sempre rivolta verso di loro. Ed è giusto che sia così, perché sono questi i giocatori per cui la gente paga il prezzo del biglietto, sono loro che accendono la fantasia e le speranze dei tifosi. E' giusto che si parli di loro.
Ma nella storia dello sport non c'è mai stata una squadra che abbia vinto senza l'aiuto dei gregari. Se non c'è chi suda e corre per gli altri, la squadra non può funzionare. Il Real Madrid in passato ha commesso l'errore di costruire squadre con troppi campioni, e troppi pochi gregari. E alla fine non trovava mai gli equilibri giusti. Nel ciclismo, Lance Armstrong non avrebbe mai vinto 7 Tour de France consecutivi se non avesse avuto una squadra formidabile su cui contare. Nella Formula Uno il secondo pilota è spesso decisivo nella corsa al titolo; e senza l'aiuto dei meccanici, un pilota non va da nessuna parte. Nell’atletica sul fondo e mezzofondo spesso vengono ingaggiate le cosiddette "lepri", che sono atleti che hanno il compito di dettare il ritmo per un po' di tempo, prima di lasciare la pista ad altri colleghi. Servono al campione di turno per avere un punto di riferimento su cui costruire una vittoria o un record.
Sono meno pagati, meno acclamati, meno famosi. Si muovono in penombra, vivono di luce riflessa, si ritagliano solo dei piccoli spazi. In poche parole: fanno il lavoro sporco. Eppure sono decisivi quanto i campioni. E' il destino dei gregari. Ma occhio, non chiamateli così. Alcuni potrebbero arrabbiarsi.

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