giovedì 14 luglio 2011

Lo scudetto dei (dis)onesti e l'omertà della FIGC

Era il 26 luglio 2006 quando Guido Rossi, al tempo commissario straordinario della Federcalcio - nonché ex componente del CdA nearazzurro - prese la decisione di assegnare lo scudetto della stagione 2005/2006 all'Inter, con la motivazione di "società simbolo di giustizia e onestà". Tra pochi giorni correrà il quinto anniversario da quella storica decisione, nel frattempo sono cambiate tante cose (se volete farvi un'idea di quante cose sono cambiate cliccate qui).
E' successo che nell'aprile 2010 i legali di Luciano Moggi hanno fatto uscire dalle 171 mile intercettazioni alcune conversazioni, misteriosamente non trascritte dagli inquirenti, che hanno dimostrato l'esistenza di una una fitta rete di contatti tra esponenti dell'Inter e tesserati del settore arbitrale. Alla luce del nuovo materiale probatorio la Juventus presentò il 10 maggio un esposto al CONI, alla FIGC e alla Procura Federale in cui chiedeva la revisione della decisione di assegnare il titolo e pertanto la revoca dello scudetto 2005/2006. Nel luglio 2011, dall'inchiesta condotta dal procuratore federale Stefano Palazzi, è risultato che anche l'Inter ha violato l'articolo dell'illecito sportivo. Dalla relazione di 72 pagine del procuratore federale emerge che anche le condotte messe in atto dai vertici del club nerazzurro hanno violato gli articoli 1 e 6 del vecchio codice di giustizia sportiva, in quanto certamente dirette ad assicurare un vantaggio in classifica mediante il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale (da Wikipedia).
Ieri i Della Valle hanno fatto uscire un duro comunicato che recita così: "È necessario spiegare a tutti perché migliaia di telefonate, utili nel loro insieme a precisare il quadro della situazione, siano state accantonate dagli inquirenti, in particolare dal colonnello Auricchio. L'Acf Fiorentina chiede con determinazione che il colonnello Auricchio, principale responsabile delle lacune e delle distorsioni emerse, spieghi immediatamente perché allora vennero prese certe decisioni e chi era al corrente delle decisioni prese. E in particolare perché venne selezionato il materiale probatorio a disposizione, ignorandone una parte consistente e rinunciando ad altri approfondimenti possibili e opportuni. È fondamentale anche sapere se i Pm Beatrice e Narducci fossero tenuti all'oscuro delle intercettazioni arbitrariamente considerate irrilevanti. E se i responsabili di allora del funzionamento della Federcalcio, il commissario straordinario Guido Rossi e gli organi di giustizia sportiva da lui nominati, fossero informati di una trasmissione solo parziale degli atti messi a loro disposizione. L'Acf Fiorentina propone che, una volta ottenute queste spiegazioni, i presidenti di tutte le società interessate, direttamente o indirettamente, si siedano intorno a un tavolo, si confrontino a viso aperto e chiudano definitivamente questa questione con chiarezza e onestà reciproca e prima dell'inizio della prossima stagione sportiva. Il calcio italiano non può permettersi di ripartire senza aver preso alcuna decisione e senza aver rasserenato l'ambiente". Il comunicato è quanto mai opportuno: c'è bisogno di chiarezza, è l'ora di abbattere questo muro di omertà che impedisce di vedere a fondo cosa c'è dietro a calciopoli.
La relazione di Palazzi, consegnata dallo stesso alla Federcalcio, ha inchiodato l'Inter e ha evidenziato inequivocabilmente le responsabilità della società nerazzurra. Ora la palla passa in mano proprio alla FIGC, che il 18 luglio dovrà esprimersi se revocare o meno lo scudetto ai nerazzurri. Qualche tempo fa il presidente della Federazione Abete disse: "l'etica non va in prescrizione". Adesso lo dimostri. Ciò che trapela però è ben altro, l'impressione è che la FIGC stia cercando il modo per lavarsene le mani e per non prendere nessuna decisione, con la motivazione che non è sua competenza decidere sulla revoca e non ne ha i poteri. L'obiettivo (non dichiarato) della Federazione non è quello di prendere la decisione eticamente più corretta, ma quello di prendere la decisione meno dolorosa dal punto di vista legale. Circa una settimana fa, dal ritiro di Bardonecchia, Andrea Agnelli disse: "Temo che la FIGC decida di non decidere". Probabilmente, purtroppo, la sua profezia sarà corretta.
Guido Rossi consegnò lo scudetto all'Inter con la motivazione di "società simbolo di giustizia e onestà", ma in tutto questo di giusto e onesto non c'è proprio nulla.

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