Ieri, attraverso una lettera, Diego Della Valle aveva chiesto a Massimo Moratti "di sedersi pubblicamente intorno ad un tavolo insieme a me per cercare di spiegare ai tanti che vogliono sapere cosa sia veramente accaduto allora, perché i destini di due società amiche come le nostre, che condividevano gli stessi principi e gli stessi valori, abbiano avuto trattamenti diversi e destini diversi".
Oggi è arrivata la risposta del presidente nerazzurro Massimo Moratti: "È un tipo di domanda che dovrei fare a lui o a loro, perchè io non ho risposte da dare. Quello che pesa di più è quello che è successo allora a noi, non vedo perchè dovrei giustificarmi e al massimo è il contrario. E non voglio giudicare il tono, che non mi è piaciuto per niente. Mi siederò al tavolo con Della Valle? Penso che si divertiranno a fare una rimpatriata tra di loro, io sarei noiosissimo".
La risposta di Moratti non fa che confermare ulteriormente ciò che è ormai evidente da tempo: l'Inter non ha valide argomentazioni difensive su Calciopoli. Le parole del patron nerazzurro sono come le parole di un bambino capriccioso che vuole avere ragione ad ogni costo, indipendentemente da tutto e da tutti. La richiesta di Diego della Valle era più che legittima e i toni della lettera, nonostante non siano piaciuti al signor Moratti, sono tutt'altro che scortesi o scorretti. Si chiedono solo chiarezza e disponibilità a confrontarsi. L'azionista di riferimento dell'Inter ha risposto piccato e non ha accettato l'invito, ma questo era un copione già scritto. Quando non sia hanno argomenti di difesa, l'unica difesa possibile è negare il confronto.
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