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Ho maturato nel tempo una certa insofferenza verso i giornalisti sportivi. Salvo rare eccezioni, mi danno sempre l'impressione di sapere molto poco di quello che scrivono. Ma qui non si tratta di essere competenti o meno. Qui si parla di prendere in giro i propri lettori pur di vendere qualche copia in più o avere più contatti sul proprio sito internet (e quindi più soldi dalla pubblicità). Mi rifiuto di credere che un esperto cronista come Pellegatti possa credere davvero a quello che ha scritto. Certo, sto parlando di un articolo insignificante che al massimo strapperà un sorriso ironico al lettore. Ma è il principio che non va bene. Non si può ingannare il lettore per aumentare le vendite, è scorretto. E' chiaro che la notizia è una merce, e come tutte le merci è fatta per essere venduta. Ed è altrettanto chiaro che dietro al giornale c'è un'azienda, che come tutte le aziende deve fatturare. Però il giornale non può e non deve essere solo questione di fatturato. Dovrebbe essere anche un servizio verso i lettori che lo comprano. Sono due cose che devono conciliarsi e non opporsi l'una all'altra.
C'è poi in Italia un altro tipo di giornalismo, per certi versi opposto a questo. E' incarnato da tutti quei giornali (quanti ce ne sono nel nostro Paese!) che si disinteressano completamente del fatturato e pensano solo a venerare la propria parte politica. Tanto a fine anno ci pensa papà Stato (in sostanza noi cittadini) a sanare i bilanci. Questo perlopiù è il giornalismo italiano. Uno schifo.
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